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5. Installazione in dettaglio

5.1 Prepararsi per l'installazione

Linux usa l'hardware del PC in modo più efficiente di MS-DOS, Windows o NT, ed è quindi meno tollerante nei confronti di dispositivi configurati male. Per diminuire le possibilità di essere interrotti da questo problema, ci sono alcune cose che si possono fare prima di iniziare.

Primo, raccogliere tutti i manuali relativi all'hardware -- scheda madre, scheda video, monitor, modem, ecc. -- e tenerli a portata di mano.

Secondo, raccogliere informazioni dettagliate sulla propria configurazione hardware. Un modo semplice per farlo, se usate MS-DOS 5.0 o superiore, è di stampare il resoconto della utility diagnostica Microsoft chiamata msd.exe (si possono ignorare le parti riguardanti i TSR, i driver, la mappa di memoria, le variabili d'ambiente e la versione del sistema). Questo, inoltre, garantirà informazioni complete ed esatte sulla scheda video e sul tipo di mouse, informazioni che saranno utili in seguito per configurare X.

Terzo, controllare che l'hardware, anche se supportato, non abbia problemi di configurazione che possano causare blocchi irrimediabili durante l'installazione di Linux.

Se possibile, procuratevi il numero di telefono di un utente Linux esperto che potrete chiamare in caso di emergenza. Nove volte su dieci non ne avrete bisogno, ma è rassicurante averlo.

Mettete in conto un po' di tempo per l'installazione. Ci vorrà circa un'ora su un sistema nuovo o su un sistema che si sta convertendo integralmente a Linux, fino a tre ore per un sistema dual-boot (ci sono molte più possibilità di false partenze e di inchiodamenti).

5.2 Creazione dei dischetti di avvio e di root

Il vostro CD-ROM Linux può includere alcuni aiuti all'installazione che vi guideranno durante il processo di creazione dei dischetti di avvio, di root e di recupero con scelte guidate interattive. Tali strumenti possono essere un programma di installazione MS-DOS (come nel caso del programma redhat.exe della Red Hat) o uno script UNIX, o entrambi.

Se disponete di un programma del genere e potete usarlo, dovreste leggere il resto di questa sottosezione a scopo puramente informativo. Lanciate quel programma per eseguire l'installazione: i suoi autori conoscono la specifica distribuzione certamente meglio di me, ed eviterete molte immissioni manuali di dati, facilmente soggette ad errori.

Per informazioni più dettagliate sulla creazione dei dischi di avvio e di root, vedere il Linux Bootdisk HOWTO, su http://sunsite.unc.edu/mdw/HOWTO/Bootdisk-HOWTO.html.

Il primo passo consisterà nello scegliere l'immagine di un disco d'avvio adatto al proprio hardware. Se questo va fatto a mano vedrete in genere che o (a) le immagini dei dischi di avvio sul CD-ROM sono chiamate in un modo che aiuta a selezionare quello giusto, o (b) c'è un file di indice a portata di mano che descrive ogni immagine.

In seguito bisognerà creare dei dischetti a partire dall'immagine del disco d'avvio che si è scelta e dalle immagini del disco di root e di recupero. È qui che entra in gioco il programma MS-DOS RAWRITE.EXE.

Dovete avere due o tre dischetti ad alta densità formattati (devono essere dello stesso tipo; ovvero, se il vostro drive di avvio è da 3.5", entrambi i dischetti devono essere da 3.5" e ad alta densità). Userete RAWRITE.EXE per scrivere su dischetto le immagini del disco di avvio e di root.

Lanciate il programma senza argomenti, in questo modo:

C:\> RAWRITE

Rispondete alla richiesta del nome del file da scrivere e del drive su cui scriverlo (come A:). RAWRITE copierà il file, blocco per blocco, direttamente sul dischetto. Usate RAWRITE anche per l'immagine del disco di root (come COLOR144). Quando avrete terminato, avrete due dischetti: uno contenente il disco d'avvio e l'altro contenente il disco di root. Notare che questi due dischi non saranno più leggibili da MS-DOS (sono in ``formato Linux'', in un certo senso).

Su un sistema UNIX si può usare il comando dd(1) per fare la stessa cosa (per questo c'è bisogno di una workstation UNIX con un drive per floppy, naturalmente). Ad esempio, su una workstation Sun con il drive sul device /dev/rfd0 si può usare il comando:

$ dd if=bare of=/dev/rfd0 obs=18k

Su alcune workstation bisogna specificare l'appropriata dimensione del blocco di output, o questo non funzionerà. Se avete problemi la pagina di manuale di dd(1) può essere istruttiva.

Assicuratevi di usare dischetti nuovi e senza difetti. I dischetti non devono avere settori danneggiati.

Notare che non c'è bisogno di usare Linux o MS-DOS per installare Linux. In ogni caso, usare Linux o MS-DOS rende più semplice la creazione dei dischetti di avvio e di root dal CD-ROM. Se non c'è alcun sistema operativo sul vostro computer, potete usare il Linux o l'MS-DOS di qualcun altro per creare i dischetti, e installare da lì.

5.3 Ripartizionamento dei drive DOS/Windows

Nella maggior parte dei sistemi in uso il disco rigido è già dedicato a partizioni per MS-DOS, OS/2 e via dicendo. Bisognerà ridimensionare queste partizioni per far posto a Linux. Se avete intenzione di usare un sistema dual-boot, è caldamente consigliata la lettura di uno o più dei seguenti mini-HOWTO, che descrivono varie configurazioni dual-boot.

Anche se non sono direttamente applicabili al vostro sistema, vi aiuteranno a capire gli elementi in gioco.

NOTA: Alcuni Linux si installano su una directory della propria partizione MS-DOS (è diverso rispetto a installare DA una partizione MS-DOS). Essi fanno uso del ``filesystem UMSDOS'', che consente di trattare una directory della propria partizione MS-DOS come un filesystem Linux. In questo modo non c'è bisogno di ripartizionare il disco.

Consiglio di usare questo metodo solo se il disco rigido ha già quattro partizioni primarie e se ripartizionarlo sarebbe troppo problematico. Altrimenti, se volete provare Linux prima di ripartizionare, questo è un buon metodo per farlo. Tuttavia, nella maggioranza dei casi si dovrebbe ripartizionare nel modo qui descritto. Se volete usare UMSDOS, siete da soli -- qui non è documentato in dettaglio. D'ora in poi assumeremo che NON vogliate usare UMSDOS e che vogliate ripartizionare il disco.

Una partizione è semplicemente una zona del disco rigido messa da parte per essere usata da un particolare sistema operativo. Se avete solo MS-DOS installato, il vostro disco fisso ha probabilmente una sola partizione, interamente per MS-DOS. Per usare Linux, però, dovrete ripartizionare il disco, in modo da avere una partizione per MS-DOS e una (o più) per Linux.

Esistono tre tipi di partizioni: primaria, estesa e logica. In breve, una partizione primaria è una delle quattro possibili partizioni principali del disco. Se volete avere più di quattro partizioni per disco, avete bisogno di creare una partizione estesa, che può contenere molte partizioni logiche. I dati non vengono immagazzinati direttamente su una partizione estesa -- essa è usata solo come contenitore per le partizioni logiche. I dati vengono memorizzati solo sulle partizioni primarie o logiche.

Per dirla in altre parole, la maggioranza delle persone usa solo partizioni primarie. Comunque, se avete bisogno di più di quattro partizioni su un disco, create una partizione estesa. Delle partizioni logiche sono poi create su questa partizione estesa, ed ecco fatto: più di quattro partizioni per disco.

Notare che si può facilmente installare Linux sul secondo disco del proprio sistema (chiamato D: sotto MS-DOS). Si specifica semplicemente l'appropriato nome di device quando si creano le partizioni Linux. Questo è descritto dettagliatamente in seguito.

Torniamo al ripartizionamento del disco: il problema di ridimensionare le partizioni è che non c'è modo di farlo (facilmente) seza cancellare i dati che risiedono in quelle partizioni. Quindi avrete bisogno di fare un backup completo del sistema prima di ripartizionare. Per cambiare la dimensione di una partizione, la si cancella semplicemente e la si ricrea più piccola.

NOTA: Esiste un programma di ripartizionamento non distruttivo per MS-DOS, chiamato FIPS. Guardate su http://sunsite.unc.edu/pub/Linux/system/Install. Con FIPS, un deframmentatore di dischi (come Norton Speed Disk) e un po' di fortuna, dovreste essere in grado di ridimensionare le partizioni MS-DOS senza distruggere i dati che contengono. È sempre consigliato fare un backup completo prima di tentare.

Se non usate FIPS, comunque, il modo classico per modificare le partizioni è con il programma FDISK. Per esempio, supponiamo che abbiate un disco rigido da 80 Mb dedicato a MS-DOS. Volete dividerlo in due: 40 Mb per MS-DOS e 40Mb per Linux. Per far questo, lanciate FDISK sotto MS-DOS, cancellate la partizione DOS da 80 Mb e ricreate al suo posto una partizione DOS da 40 Mb. Potete poi formattare la nuova partizione e reinstallare il vostro software MS-DOS dalla copia di backup. 40 Mb del disco sono rimasti vuoti. In seguito creerete le partizioni Linux sulla porzione non usata del disco.

In breve, dovreste fare quanto segue per ridimensionare una partizione MS-DOS con FDISK:

  1. Fare una copia di backup completa del sistema.
  2. Creare un dischetto MS-DOS avviabile, usando un comando come
    FORMAT /S A:
  3. Copiare i file FDISK.EXE e FORMAT.COM su questo dischetto, insieme ad ogni altra utility di cui avete bisogno (ad esempio delle utility per recuperare il sistema dal backup).
  4. Avviare il sistema con il dischetto DOS.
  5. Lanciare FDISK, possibilmente specificando l'unità da modificare (come C: o D:).
  6. Usare le opzioni di menù di FDISK per cancellare le partizioni che volete ridimensionare. Questo distruggerà tutti i dati contenuti nelle partizioni coinvolte.
  7. Usare le opzioni di menù di FDISK per ricreare quelle partizioni, con dimensioni più piccole.
  8. Uscire da FDISK e riformattare le nuove partizioni con il comando FORMAT.
  9. Recuperare i file originali dal backup.

Si noti che il programma FDISK di MS-DOS vi darà la possibilità di creare una ``unità logica DOS''. Un'unità logica DOS è semplicemente una partizione logica sul disco rigido. Linux può essere installato su una partizione logica, ma non è consigliabile crearla con l'FDISK di MS-DOS. Quindi, se si usa un'unità logica DOS e si vuole installare Linux al suo posto, la si dovrebbe cancellare con l'FDISK di MS-DOS e poi si dovrebbe creare al suo posto una partizione logica Linux.

La tecnica di ripartizionamento che si usa per OS/2 e per altri sistemi operativi è simile. Per i dettagli, consultare la documentazione di quei sistemi.

5.4 Creare le partizioni per Linux

Dopo aver ripartizionato il disco rigido dovrete creare delle partizioni per Linux. Prima di descrivere come si procede, discuteremo di partizioni e di filesystem sotto Linux.

Nozioni si base sulle partizioni

Linux ha bisogno di almeno una partizione per il filesystem root, che conterrà il kernel e i programmi di Linux.

Un filesystem può essere immaginato come una partizione formattata per Linux. I filesystem sevono a contenere file. Ogni sistema deve avere almeno un filesystem di root; tuttavia molti utenti preferiscono usare più filesystem --- uno per ogni componente principale dell'albero delle directory. Ad esempio, si potrebbe voler creare un filesystem separato che contiene tutti i file della directory /usr (si noti che nei sistemi UNIX si usa il carattere `/' per delimitare le directory, non il carattere `\' come in MS-DOS); in questo caso si avrebbero sia un filesystem di root che un filesystem /usr.

Ogni filesystem richiede una sua partizione; quindi, se volete usare il filesystem di root e un filesystem /usr, avrete bisogno di creare due partizioni Linux.

Inoltre, la maggior parte degli utenti crea una partizione di swap, che viene usata per la memoria virtuale. Se avete, ad esempio, 4 Mb di RAM e 10 Mb di partizione di swap, per quanto riguarda Linux avete 14 Mb di memoria virtuale.

Quando la partizione di swap è in uso, Linux trasferisce su disco le pagine di memoria inutilizzate, consentendo di far girare simultaneamente altre applicazioni. Tuttavia, poiché lo swapping è spesso lento, non può sostituire la vera memoria fisica; alcune applicazioni che richiedono grandi quantità di memoria (come il sistema X Window) si affidano però spesso allo spazio di swap, se non c'è abbastanza RAM fisica.

Quasi tutti gli utenti Linux usano una partizione di swap. Se avete 4 Mb di RAM o meno, una tale partizione è necessaria per installare il sistema. È caldamente consigliato avere una partizione di swap in ogni caso, a meno che non si abbia una grande quantità di RAM fisica.

La dimensione della partizione di swap dipende dalla quantità di memoria virtuale di cui si ha bisogno. Spesso si consiglia di avere almeno 16 Mb di memoria virtuale totale. Quindi, se si hanno 8 Mb di RAM fisica, potreste creare una partizione di swap da 8 Mb. Si noti che le partizioni di swap non possono essere più grandi di 128 Mb; quindi, se servono più di 128 Mb di swap, si dovranno creare più partizioni di swap. Si possono avere fino a 16 partizioni di swap.

Ulteriori informazioni sulla teoria dello spazio di swap e sul partizionamento si possono trovare nel Linux Partition Mini-HOWTO ( http://sunsite.unc.edu/mdw/HOWTO/mini/Partition).

Nota: su un sistema dual-boot è possibile, anche se un po' macchinoso, condividere le partizioni di swap fra Linux e Windows 95. Per i dettagli, consultare il Linux Swap Space Mini-HOWTO, http://sunsite.unc.edu/mdw/HOWTO/mini/Swap-Space.

Caveat #1: se avete un disco EIDE con una partizione che supera i 504 Mb, è possibile che il BIOS non consenta di avviare un sistema Linux là installato; quindi tenete la partizione di root al di sotto dei 504 Mb. Questo problema non dovrebbe presentarsi con le unità SCSI, che normalmente hanno un loro BIOS in firmware. Per i dettagli tecnici, vedere il Large Disk Mini-HOWTO, http://sunsite.unc.edu/mdw/HOWTO/mini/Large-Disk.

Caveat #2: Usate dischi IDE e SCSI insieme? Allora state attenti: è possibile che il BIOS non vi consenta di avviare il sistema da un'unità SCSI.

Dimensionamento delle partizioni

Oltre alle partizioni di root e di swap, vorrete configurare una o più partizioni per ospitare i programmi e le directory degli utenti.

Anche se in teoria si potrebbe mettere tutto in un'unica enorme partizione, quasi nessuno fa così. Avere più partizioni ha parecchi vantaggi:

Sui grandi dischi di oggi una buona configurazione di base consiste in una piccola partizione di root (meno di 80 Mb), una partizione /usr di medie dimensioni (fino a 300 Mb circa) per il software di sistema, e una partizione /home che occupa il resto dello spazio disponibile, per le directory degli utenti.

Si può essere più elaborati. Se sapete che il sistema gestirà le news USENET, ad esempio, potete creare una partizione dedicata per limitare l'utilizzo massimo di spazio su disco. Potete anche creare una partizione /var per la tutta la posta, le news e i file temporanei. In questa epoca di dischi rigidi molto grandi ed economici queste complicazioni sembrano però sempre meno necessarie per una prima installazione di Linux. Specialmente se è la prima volta, mantenete tutto semplice.

5.5 Avvio del disco di installazione

Il primo passo consiste nel far partire il sistema con il disco di avvio creato in precedenza. In genere dovreste poter avviare il sistema senza toccare la tastiera: il prompt di avvio del kernel si riempirà da solo dopo 10 secondi. Tuttavia aggiungendo degli argomenti dopo il nome del kernel potete specificare, prima dell'avvio del kernel, diversi parametri hardware, come l'indirizzo e la linea di interrupt del controller SCSI o la geometria di un disco. Questo è necessario, ad esempio, se Linux non riconosce il controller SCSI o la geometria del disco rigido.

In particolare, molti controller SCSI privi di BIOS esigono che si specifichi all'avvio il loro indirizzo e la linea di interrupt. Analogamente, i computer IBM PS/1, ThinkPad e ValuePoint non memorizzano su CMOS la geometria del disco rigido ed è quindi necessario specificarla all'avvio (in seguito potrete configurare il sistema in modo che questi parametri vengano impostati automaticamente).

Prestate attenzione ai messaggi che il sistema mostra durante l'avvio; essi elencano e descrivono i componenti hardware individuati dal kernel. In particolare, se avete un controller SCSI, dovreste vedere un elenco dei dispositivi SCSI rilevati. Se vedete il messaggio

SCSI: 0 hosts

significa che il vostro controller SCSI non è stato individuato e dovrete trovare qualche modo per dire al kernel dove si trova.

Inoltre il sistema visualizza informazioni sui dischi rigidi e sulle loro partizioni. Se alcune di queste informazioni sono inesatte o mancanti dovrete forzare la rilevazione del dispositivo.

Se invece va tutto bene e sembra che tutti i dispositivi hardware vengano riconosciuti, potete saltare alla sezione seguente, ``Caricare il disco di root''.

Per forzare la rilevazione di un dispositivo si devono immettere dei parametri appropriati al prompt di avvio, usando la seguente sintassi:

linux <parametri...>

Esistono molti di questi parametri; qui sotto elenchiamo alcuni dei più comuni. I moderni dischi di avvio danno spesso la possibilità di leggere una schermata di aiuto che descrive i parametri del kernel.

Se avete domande su queste opzioni di avvio, leggete il Linux SCSI-HOWTO, che dovrebbe essere disponibile su qualunque sito FTP dedicato a Linux (o nel posto dove avete preso questo documento). Il Linux SCSI-HOWTO spiega molto più in dettaglio le questioni di compatibilità SCSI.

5.6 Uso del disco di root

Dopo che avrete avviato il sistema con il disco di avvio, vi sarà chiesto di inserire il disco (o i dischi) di root. A questo punto dovreste togliere il disco di avvio dal drive e inserire il disco di root. Poi premete enter per proseguire. Potreste dover caricare un secondo disco di root.

Quello che sta realmente accadendo è questo: il disco di avvio contiene un sistema operativo in miniatura che, poiché il disco rigido non è ancora pronto, usa un blocco di memoria come disco virtuale (chiamato `ramdisk', logicamente).

Il disco di root trasferisce sul ramdisk un piccolo insieme di file e di strumenti di installazione, che verranno poi usati per preparare il disco rigido ed installare da CD-ROM un sistema Linux utilizzabile.

Scegliere l'installazione EGA o l'installazione sotto X

A questo punto le distribuzioni Linux più vecchie (inclusa la Slackware) vi fornivano una shell e richiedevano che inseriste manualmente i comandi di installazione, secondo una determinata sequenza. Questo è ancora possibile, ma le nuove distribuzioni si installano avviando un programma grafico che tenta di condurvi interattivamente lungo questo percorso, fornendovi molti aiuti.

Probabilmente avrete la possibilità di configurare subito X, in modo che il programma di installazione possa passare in modalità grafica. Se scegliete questa strada, il programma di installazione vi chiederà informazioni sul vostro mouse e sul vostro monitor prima di procedere all'installazione vera e propria. Appena il sistema Linux sarà pronto questi dati verrano salvati per vostro conto. Potrete ottimizzare le prestazioni del monitor più tardi, quindi a questo stadio basta avere una semplice modalità SVGA a 640x480.

X non è necessario per l'installazione, ma molti trovano l'interfaccia grafica più semplice da usare, sempre che riusciate a superare la fase di configurazione del mouse e del monitor. E in ogni caso vorrete presto usare X, quindi ha senso provarlo subito.

Seguite le indicazioni del programma di installazione. Vi condurrà attraverso tutti i passi necessari per preparare il disco rigido, creare i primi account per gli utenti e installare i pacchetti software dal CD-ROM.

Nelle seguenti sottosezioni descriveremo alcune delle fasi più insidiose dell'installazione come se le steste eseguendo a mano. Questo dovrebbe aiutarvi a capire cosa fa il programma di installazione e perché lo fa.

Uso di fdisk e di cfdisk

Dopo aver avviato il disco di root, il primo passo di installazione consisterà nel creare o modificare la tavola delle partizioni del vostro disco rigido. Anche se in passato avete usato FDISK per definire le partizioni, dovrete tornare alla tavola delle partizioni e inserire alcune informazioni specifiche per Linux.

Per creare o modificare le partizioni Linux useremo la versione Linux del programma fdisk, o il suo fratello in versione grafica, cfdisk.

In genere il programma di installazione cerca una tavola delle partizioni preesistente e vi offre la possibilità di lanciare fdisk o cfdisk su di essa. Dei due, cfdisk è senza dubbio molto più semplice da usare, ma le attuali versioni del programma sono anche meno tolleranti nei confronti di tavole delle partizioni inesistenti o corrotte.

Quindi (specialmente se state installando Linux su un computer nuovo) può darsi che all'inizio dobbiate usare fdisk per ottenere uno stato che cfdisk sia in grado di trattare. Provate ad avviare cfdisk; se il programma ha problemi, lanciate fdisk (se state installando un sistema interamente dedicato a Linux e se cfdisk ha problemi, un buon modo di procedere consiste nell'usare fdisk per cancellare tutte le partizioni esistenti e avviare poi cfdisk per modificare la tavola vuota).

Alcune osservazioni valgono sia per fdisk che per cfdisk: entrambi accettano un argomento che è il nome del device su cui si vogliono creare partizioni Linux. Ecco i nomi di dispositivo dei dischi rigidi:

Ad esempio, per creare delle partizioni Linux sul primo disco SCSI del sistema userete il comando:

cfdisk /dev/sda

(questo comando può anche essere avviato dal programma di installazione, sulla base di una vostra scelta in un menù).

Se avviate fdisk o cfdisk senza un argomento il programma assumerà che vogliate operare su /dev/hda.

Per creare delle partizioni Linux sul secondo disco rigido del sistema specificate semplicemente /dev/hdb (per dischi IDE) oppure /dev/sdb (per dischi SCSI) quando avviate fdisk.

Le partizioni di Linux non devono necessariamente trovarsi tutte sullo stesso disco. Ad esempio, potreste voler collocare il filesystem di root su /dev/hda e la partizione di swap su /dev/hdb. Per far questo, basta usare fdisk o cfdisk una volta per ogni disco rigido interessato.

Sotto Linux le partizioni hanno un nome che è basato sul disco a cui appartengono. Per esempio, la prima partizione sul disco /dev/hda si chiama /dev/hda1, la seconda è /dev/hda2 e così via. Se ci sono delle partizioni logiche, vengono numerate a partire da /dev/hda5, /dev/hda6 e così via, salendo.

NOTA: Con i programmi fdisk e cfdisk non si dovrebbero creare o cancellare partizioni di sistemi operativi diversi da Linux. Ovvero, non create o cancellate partizioni MS-DOS con il programma fdisk di Linux; usate invece la versione MS-DOS di FDISK. Se provate a creare una partizione MS-DOS con fdisk di Linux può accadere che MS-DOS non riconosca la partizione e non si avvii correttamente.

Ecco un esempio di come si usa fdisk. In questo caso abbiamo una sola partizione MS-DOS che occupa 61693 blocchi e il resto del disco è disponibile per Linux (sotto Linux un blocco è grande 1024 bytes, quindi 61693 blocchi sono circa 61 Mb). In questo esempio creeremo solo sue partizioni, quella di root e quella di swap. Probabilmente dovrete estendere questo caso a quattro partizioni, in linea con le raccomandazioni precedentemente discusse: una partizione di swap, una per il filesystem di root, una per il software di sistema e una per le directory degli utenti.

Prima di tutto, usiamo il comando ``p'' per visualizzare l'attuale tavole delle partizioni. Come vedete, /dev/hda1 (la prima partizione su /dev/hda) è una partizione DOS di 61693 blocchi.

Command (m for help):   p
Disk /dev/hda: 16 heads, 38 sectors, 683 cylinders 
Units = cylinders of 608 * 512 bytes

     Device Boot  Begin   Start     End  Blocks   Id  System
  /dev/hda1   *       1       1     203   61693    6  DOS 16-bit >=32M

Command (m for help):

Ora usiamo il comando ``n'' per creare una nuova partizione. La partizione di root di Linux occuperà 80 Mb.

Command (m for help):  n 
Command action 
    e   extended 
    p   primary partition (1-4)
p

Qui ci viene chiesto se vogliamo creare una partizione primaria o una partizione estesa. Nella maggior parte dei casi userete partizioni primarie, a meno che non abbiate bisogno di più di quattro partizioni sullo stesso disco. Leggete la sezione ``Ripartizionamento'', sopra, per maggiori informazioni.

Partition number (1-4): 2
First cylinder (204-683):  204
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (204-683): +80M

Il primo cilindro dovrebbe essere il cilindro SUCCESSIVO al cilindro su cui termina la precedente partizione. In questo csao, /dev/hda1 termina sul cilindro 203, quindi facciamo partire la successiva partizione dal cilindro 204.

Come vedete, la notazione ``+80M'' specifica una partizione grande 80 Mb. Similarmente, la notazione ``+80K'' indica una partizione da 80 kb e ``+80'' una partizione di soli 80 byte.

Warning: Linux cannot currently use 33090 sectors of this partition

Se vedete questo avvertimento potete ignorarlo. Si tratta di quello che è rimasto di una vecchia restrizione che obbligava i filesystem Linux ad essere grandi 64 Mb. Con le nuove versioni del filesystem questo limite non esiste più... le partizioni possono occupare fino a 4 Tb.

Ora creiamo la nostra partizione di swap da 10 Mb, /dev/hda3.

Command (m for help): n
Command action 
    e   extended 
    p   primary partition (1-4) 
p

Partition number (1-4): 3
First cylinder (474-683):  474
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (474-683):  +10M

Visualizziamo di nuovo il contenuto della tavola delle partizioni. Scrivetevi tutte le informazioni che compaiono, specialmente la dimensione in blocchi di ogni partizione. In seguito avrete bisogno di questi dati.

Command (m for help): p
Disk /dev/hda: 16 heads, 38 sectors, 683 cylinders 
Units = cylinders of 608 * 512 bytes

     Device Boot  Begin   Start     End  Blocks   Id  System
  /dev/hda1   *       1       1     203   61693    6  DOS 16-bit >=32M
  /dev/hda2         204     204     473   82080   83  Linux native
  /dev/hda3         474     474     507   10336   83  Linux native

Si noti che la partizione di swap di Linux (in questo caso /dev/hda3) è di tipo ``Linux nativo''. Dobbiamo cambiare il tipo della partizione in ``Linux swap'', in modo che il programma di installazione la riconosca come tale. Per far questo si usa il comando ``t'':

Command (m for help): t
Partition number (1-4): 3
Hex code (type L to list codes): 82

Se digitate ``L'' per avere la lista dei tipi di partizione troverete che 82 è il codice della partizione swap di Linux.

Per uscire da fdisk e registrare le modifiche alla tavola delle partizioni usate il comando ``w''. Per abbandonare fdisk SENZA salvare i cambiamenti usate invece il comando ``q''.

Quando uscite da fdisk può darsi che il programma vi suggerisca di riavviare il sistema per essere sicuri che le modifiche abbiano effetto. In genere non c'è ragione per farlo --- le recenti versioni di fdisk e di cfdisk sono in grado di aggiornare le partizioni senza bisogno di riavviare il sistema.

Passi successivi al partizionamento

Dopo che avrete modificato la tavola delle partizioni, il programma di installazione dovrebbe individuare le partizioni Linux e chiedervi se volete attivare la partizione di swap. Rispondete affermativamente (lo si chiede, piuttosto che farlo automaticamente, nel caso abbiate un sistema dual-boot e una delle partizioni non-Linux assomigli accidentalmente a una zona di swap).

In seguito il programma vi chiederà di associare dei nomi nel filesystem Linux (come /, /usr, /var, /tmp, /home, /home2, etc.) con ciascuna delle partizioni che userete, escluse quelle di swap.

C'è una sola regola semplice e rigida in tutto questo: ci deve essere un filesystem di root, chiamato /, e deve essere avviabile. Potete dare alle altre partizioni Linux i nomi che volete, ma ci sono alcune convenzioni su come chiamarle che probabilmente vi semplificheranno la vita in seguito.

In precedenza si è consigliato una schema di base a tre partizioni che include una piccola partizione di root, una partizione di medie dimensioni per il software di sistema e una partizione grande per le directory degli utenti. Tradizionalmente queste partizioni vengono chiamate rispettivamente /, /usr e /home. Il nome controintuitivo /usr ha la sua origine storica nei giorni in cui i sistemi UNIX (molto più piccoli) ospitavano il software di sistema e le directory degli utenti in un'unica partizione distinta da quella di root. Alcuni programmi dipendono da questi nomi per il loro corretto funzionamento.

Se avete più aree dedicate alle directory degli utenti, è convenzione chiamarle /home, /home2, /home3, etc. Questo può accadere se avete due dischi fisici. Sul mio sistema, ad esempio, la struttura del filesystem appare così:

Filesystem         1024-blocks  Used Available Capacity Mounted on
/dev/sda1              30719   22337     6796     77%   /
/dev/sda3             595663  327608   237284     58%   /usr
/dev/sda4            1371370    1174  1299336      0%   /home
/dev/sdb1            1000949  643108   306130     68%   /home2

Il secondo disco rigido (/dev/sdb1) non è in realtà dedicato interamente a /home; le partizioni di swap su /dev/sda e /dev/sdb non sono mostrate. Potete vedere che /home è la grande area libera su /dev/sda e che /home2 è l'area utenti di /dev/sdb.

Se volete creare una partizione per l'area di scratch, di spool, per i file temporanei, la e-mail o le news, chiamatela /var. Alternativamente potete creare una /usr/var e creare un link simbolico chiamato /var che punta ad essa (il programma di installazione può offrirvi una possibilità del genere).

5.7 Installazione dei pacchetti software

Una volta create le partizioni il resto dell'installazione dovrebbe essere quasi automatico. Il programma di installazione (sia la versione EGA che quella X) vi guiderà attraverso una serie di menù che vi consentiranno di specificare l'unità CD-ROM da cui installare il software, le partizioni da usare e così via.

Qui non entreremo nei dettagli di questa fase dell'installazione. Si tratta di una delle fasi che varia maggiormente da una distribuzione all'altra (tradizionalmente i rivenditori competono per aggiungere valore a questa fase), ma è anche la parte più semplice. I programmi di installazione sono molto ben documentati, con utili schermate di aiuto.

5.8 Dopo l'installazione dei pacchetti

Una volta che l'installazione è terminata, se tutto va bene, il programma di installazione vi guiderà attraverso alcune scelte che bisogna fare per configurare il sistema in vista del suo primo avvio dal disco rigido.

LILO, il LInux LOader

LILO (che significa ``LInux LOader'') è un programma che consente di avviare Linux (e gli altri sistemi operativi, come MS-DOS) dal vostro disco rigido.

Può darsi che il programma di installazione vi chieda di installare LILO sul vostro disco rigido. A meno che non usiate OS/2, rispondete di si. OS/2 ha delle esigenze particolari, vedi Configurazione personalizzata di LILO.

Installare LILO come loader primario rende inutile l'uso di un disco di avvio: ad ogni avvio è possibile dire a LILO quale sistema operativo lanciare.

Come creare un disco di avvio (facoltativo)

Potete anche avere la possibilità di creare un ``disco di avvio standard'' da usare per avviare il sistema Linux appena installato. Si tratta di un metodo vecchio e non molto comodo, che assume che voi normalmente entriate in DOS e usiate il disco di avvio quando volete entrare in Linux).

Per creare questo disco serve un dischetto ad alta densità, vuoto e formattato per MS-DOS. Basta inserire il disco quando vi verrà richiesto e il disco di avvio verrà creato (non è come il disco di avvio per l'installazione e i due tipi di dischi non sono intercambiabili!).

Altri aspetti della configurazione di sistema

Anche la procedura di post-installazione può presentare parecchie scelte guidate, permettendovi di configurare il vostro sistema; questo include la specificazione del modem e del mouse così come il fuso orario. Seguite le indicazioni che trovate nei menù.

Vi può anche essere chiesto di creare degli account per gli utenti o di impostare la password dell'account di root (amministrazione); si tratta di operazioni semplici e potete seguire le istruzioni sullo schermo.


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